martedì 16 febbraio 2016

La solitudine dei numeri uno (It's lonely at the top!)





La solitudine è qualcosa che, più o meno, tutti temono, ma anche uno stato per ritrovare se stessi. Ci rende fragili e smarriti, ma ci consente, ad un tempo, di confrontarci con la nostra natura più intima. Sarà per questo che la letteratura ha dedicato così ampio spazio al tema, infatti il titolo di quest'articolo riprende quello di un libro scritto da Giampaolo Santoro sul ruolo del portiere in una squadra di calcio e occhieggia al più famoso "la solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano. Tuttavia, voi siete "gente di business" e non mi soffermerò sugli aspetti esistenziali, ma su quelli manageriali e aziendali. Intanto, cito un antico proverbio africano (senza gazzelle e leoni), che dice: "se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai con altri". Perché ci interessa? Perché l'articolo è dedicato a imprenditori, general manager e amministratori delegati, che quotidianamente si confrontano con l'esigenza di prendere decisioni e l'opportunità di condividerle e confrontarsi con i propri collaboratori. La solitudine è lo stato naturale di un leader. Ovviamente, mi riferisco alla "solitudine manageriale", quella che porta un leader a non potere o volere condividere i propri timori e le proprie ansie. Una ricerca della RHR International dimostra che il 63% dei CEO si sente solo e isolato (CEO Snapshot Survey). Il Center for Leadership Development and Research (CLDR) ci dice che i due terzi degli executives in carica non ha ricevuto nessuna formazione o coaching per sviluppare la propria leadership e circa la metà non ne riceverà mai su nessun campo. Ma non è tutto.
Quasi il 100% degli intervistati dichiara che sarebbe felice di ricevere una consulenza da parte di professionisti qualificati. Insomma, stiamo dicendo che per svolgere il lavoro più complesso e delicato in azienda, non s'investe. L'illusione è quella che nel momento stesso in cui una persona sia nominata al vertice di un'azienda, automaticamente abbia tutte le risposte e, soprattutto, sia in grado di decidere in piena autonomia. E' pur vero che in alcune aziende esistono i team management che affiancano la direzione generale nella gestione del business, ma la questione non è garantire un gruppo di dirigenti in grado di condividere i temi di gestione generale. La questione è relativa alla formazione di un individuo che sia capace di esprimere compiutamente il proprio ruolo che, inevitabilmente, copre a 360° le tematiche aziendali. La tempestività richiede la dote della piena e consapevole autonomia decisionale. Il raggiungimento di obiettivi di lungo termine, necessita di leadership e coinvolgimento del management. Per ottenere tutto questo, in un tempo ragionevole, è necessaria una sponda "esterna". La sponda può solo essere rappresentata da un professionista con un storia certa di top management e di leadership coaching. Consiglio di non affidarsi a professionisti improvvisati o prestati, in via transitoria, alla consulenza. Ci vuole "gente" che sappia di organizzazione, produzione, vendita e numeri, con buona pace di psicologi e affini. Il rischio dell'isolamento? L'insicurezza e l'indecisione, due caratteristiche mortali per qualsiasi azienda. Quindi, è possibile andare sia veloci, sia lontani. E' sufficiente essere attrezzati e scegliersi la guida giusta.

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