venerdì 13 marzo 2015

Ascoltare per comprendere il non detto, ovvero dare le informazioni che non ci sono richieste

Se saper ascoltare è una dote in generale nella vita, nel lavoro di un consulente è parte essenziale del suo successo. E quando dico ascoltare, intendo prestare orecchio e attenzione a quel che il cliente sta dicendo. Non basta assumere l’atteggiamento interessato con ritmati movimenti della testa e annuire. Intendo ascoltare sul serio, essere concentrati su ciò che il cliente comunica e annotarsi tutte le precisazioni e i chiarimenti che andremo a sottoporre al nostro interlocutore. Non solo, ma da ciò che il cliente sta esponendo si deve cogliere tutto il “non detto”. Tutti noi non sempre siamo disposti a raccontare quale sia il nostro vero problema, allora procediamo con descrizioni generiche che alludono, fanno capire, ma non esplicitano direttamente. Chi ascolta deve saper cogliere ciò che non è detto e farlo affiorare naturalmente. A questo punto inserisco una disruption che potrà “traumatizzare” qualcuno. Pensiamo alla professione del ginecologo o dell’andrologo. Stiamo parlando di professionisti che “esplorano” ambiti tutt’altro che consueti. Non solo, ma pensiamo ai pazienti, che di quegli ambiti sono i proprietari! Eppure, tra professionista e paziente si instaura una relazione costruttiva e positiva, che consente di superare qualsiasi imbarazzo in nome del bene più prezioso, la salute. Ma cosa porta il professionista a superare eventuali ritrosie e a mettere in atto, in tutta naturalezza, comportamenti normalmente “insoliti”. La familiarità e il distacco professionale; in quel momento l’obiettivo principale è di gran lunga più importante di tutte le possibili remore psicologiche. È la professione che si è scelto e si è consapevoli di assolvere ad un compito delicato, ma irrinunciabile.  Non solo, ma un tentennamento o una mal celata insicurezza farebbero saltare il delicato meccanismo che sta alla base del rapporto con il paziente.

Competenza, sicurezza e piena comprensione sono le basi della relazione paziente - professionista. E per quanto riguarda il paziente?  La cosa è più complessa. Sì perché, se il professionista acquisisce con il tempo l’equilibrio che deriva dalla routine, per il paziente le sensazioni possono essere sempre quelle della “prima volta”. Cosa interviene, allora, per far sì che il paziente trovi un suo equilibrio nella relazione: la fiducia. Il paziente si deve fidare, deve abbandonarsi con la certezza che a prendersi cura di lui è un professionista competente e preparato.  Così si chiarisce il concetto di ascolto e quello d’informazione.  Il professionista completa il quadro della situazione, aggiungendo a quanto ha ascoltato dal paziente quelle informazioni, richieste o non richieste, che definiscono la vera entità del problema. In altre parole, compensa il “non detto” del paziente con le informazioni che gli fornisce. Il paziente (d’ora in poi torna ad essere il cliente) si sente rassicurato dalla capacità del professionista di lavorare sugli indizi, in quanto sa perfettamente inquadrare il problema nel quadro più ampio di ciò che conosce e ha già visto. Esiste, quindi, un “livello d’intimità” irrinunciabile tra consulente di direzione e cliente. Ma, tutte le informazioni sono funzionali al rapporto? Un collega mi riferì, tempo fa, di aver proposto a più clienti un’indagine presso i loro sales manager sulla necessità della macchina aziendale anche per personale commerciale che non fosse operativo sul territorio. 


Non portò avanti nessun progetto, in quanto i general manager gli dissero che conoscevano già la risposta e che uno studio in tal senso sarebbe stato solo dispendioso e non avrebbe cambiato le idee dei sales manager. Dove ha sbagliato il collega? Semplice, ha compensato al 100% il “non detto” dei clienti. In realtà, imprenditori e manager non sempre sono disposti a sentire ciò di cui hanno davvero bisogno. Piuttosto, si aspettano buoni consigli che coincidano con quanto hanno già deciso di fare. Un consulente di direzione deve rinunciare alla tentazione di assecondare il cliente, pur di portare a casa l’incarico. Deve ascoltare, dare informazioni che completino il quadro della situazione e proporre una soluzione vincente. Se tutti i passaggi saranno compiuti in modo preciso e corretto, il successo è matematico. Consiglio per imprenditori e manager: diffidate da chi vi asseconda sempre e incondizionatamente. Abbiate il coraggio di lasciare l’ambulatorio, pardon, lo studio e cercate un altro professionista.
Scarica Curriculum

Nessun commento:

Posta un commento